Idee diverse per far fronte all'emergenza, incertezza, tanta incertezza sul da farsi. Erano i giorni fra febbraio e marzo di tre anni fa. Il Covid aveva cominciato la sua corsa in Lombardia, occorreva prendere decisioni. Il racconto di quello che si agitava dietro le quinte dei discorsi ufficiali lo restituiscono ora le carte dell'inchiesta della procura di Bergamo sui morti da pandemia nella provincia. Tanti, troppi secondo gli inquirenti. Fra i messaggi trovati dalla procura sui cellulari degli indagati spunta una conversazione via WhatsApp tra Ranieri Guerra, direttore vicario dell'Organizzazione Mondiale della sanità, e il Presidente dell'Istituto Superiore della Sanità Silvio Brusaferro. 15 marzo 2020, Italia in pieno lockdown e l'infettivologo Massimo Galli ha appena proposto di fare tamponi anche agli asintomatici. Guerra scrive: "fare tamponi a tutti, adesso, è la cazzata del secolo". Brusaferro risponde: "No è che ogni uno va per conto suo", e Guerra ancora: "Ho parlato con Galli poi, e gli ho detto di desistere dal proporre scemenze come tamponi per tutti. Ha convenuto, spero". Sull'utilità stessa dei tamponi, del resto, c'erano visioni diverse. Il 22 febbraio, il giorno dopo paziente uno mentre le istituzioni spingevano per l'uso massiccio, lo stesso Brusaferro, via cellulare, scrive a un collega: "il tema è che tutti pensano che il test serva qualcosa". Altra chat significativa finita nell'inchiesta è una del 3 marzo 2020 che racconta del perché fu evitata la zona rossa. Protagonisti il Sindaco di Nembro, Val Seriana, uno dei comuni più colpiti in assoluto, e un imprenditore. "Io sarei stato drastico sui ristoranti, bar, centri sportivi, eccetera", scrive il primo cittadino del comune in provincia di Bergamo, 188 morti in 40 giorni, "e invece le varie lobby li hanno lasciati aperti, sbagliato. Se devi intervenire intervieni in modo rigido altrimenti non serve".