Dall'inchiesta di Bergamo a quella sui camici passando per le innumerevoli indagini sulle mascherine contraffatte fino alle morti nelle RSA. A più di un anno dall'inizio della pandemia sono centinaia i fascicoli avviati dalle varie Procure di Italia e che per la gran parte non sono ancora stati chiusi. A cominciare da quello di Bergamo dove a breve verrà depositata la relazione del virologo Andrea Crisanti, Consulente della Procura, determinante per lo sviluppo dell'inchiesta che prima dell'estate dovrebbe arrivare a un punto di svolta. I filoni a cui lavorano i Pubblici Ministeri che indagano per epidemia colposa riguardano l'anomala chiusura e riapertura del Pronto Soccorso dell'Ospedale di Alzano Lombardo il 23 febbraio 2020, la mancata istituzione della zona rossa nei Comuni di Alzano e Nembro e il mancato aggiornamento del piano pandemico del nostro Paese. In questo ambito risulta indagato per false dichiarazioni ai Magistrati il Direttore Vicario dell'Organizzazione Mondiale della Sanità Ranieri Guerra. Tra i fascicoli milanesi invece il più delicato è quello che vede indagato, tra gli altri, il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana per frode in pubbliche forniture. Al centro dell'indagine una partita di 75 mila camici acquistati dalla Regione nell'aprile 2020, per 513.000 euro, dalla DaMa Spa, società del cognato del Governatore, e poi in parte trasformata in donazione. Fontana risulta indagato anche nel filone della stessa indagine che porta al conto svizzero da cui aveva provato a far partire un bonifico da 250.000 euro in favore del cognato come risarcimento e su cui aveva scudato 5,3 milioni di euro ereditati dalla madre. Il quadro probatorio è completo, trapela dalla Procura, l'indagine dovrebbe concludersi a breve. Tempi ancora lunghi e futuro incerto invece per l'inchiesta conoscitiva e senza indagati sull'Ospedale in Fiera a Milano. Il capitolo mascherine contraffatte invece riguarda le Procure di mezza Italia. Madre di tutte le inchieste quella della Procura di Gorizia che ha portato al sequestro di 250 milioni di mascherine acquistate a inizio pandemia dalla struttura commissariale dell'allora Commissario Arcuri, che risulta parte lesa, validate dal CTS e distribuite negli ospedali e negli ambulatori di tutto il Paese. Dall'analisi di alcuni campioni dei 12 lotti importati dalla Cina è emerso che la capacità filtrante di quelle mascherine è 10 volte inferiore a quanto stabilito per legge. L'inchiesta presto potrebbe spostarsi ad altra Procura, per competenza territoriale.