Sabato sera nel cuore della movida romana. I nuovi casi di contagio continuano a scendere nella capitale, così come i ricoveri e le terapie intensive. Un romano su quattro ha completato il ciclo vaccinale e la gente torna a sedersi nei locali di piazze e vicoli. "Siamo in vacanza sì, cioè io lavoro a Bucarest e sono venuto adesso in vacanza". "Sono tornata al mio posto preferito, sempre bella Roma, mi piace troppo questa città". Siamo in via dei Volsci, nel quartiere di San Lorenzo, alle nostre spalle la polizia municipale sta transennando la via per cercare di evitare gli assembramenti. I locali sono tutti aperti, c'è tanto lavoro, c'è tanta voglia di fare gli aperitivi e pranzare fuori ma i locali hanno un grande problema: quello del personale. In questo locale prima del Covid lavoravano due ragazzi stranieri che durante la pandemia sono tornati nel loro Paese e lì percepiscono la cassa integrazione. Da lì non possono dare le dimissioni e al tempo stesso non possono essere licenziati. Al loro posto dietro al bancone ci sono Laura e Alessandro. Matteo fa fronte così alla carenza di due barman, manca anche il cuoco che è andato a fare il macellaio al mercato. In questo modo, Matteo ci racconta che si lavora il doppio per guadagnare la metà. Da un lato c'è una situazione in cui molte persone hanno difficoltà a trovare una stabilità perché c'è moltissima richiesta di lavoro, tutta la stagionalità che è richiesta bene, e poi c'è un forte disincentivo al lavoro a contratto. Io voglio assumere delle persone e non riesco, ho difficoltà perché molti vogliono lavorare solamente in nero, perché ci sono altre forme di reddito per cui non si deve lavorare, e questo è un problema. Peraltro abbiamo un mondo, un mondo bloccato, cristallizzato a due anni fa".