L'ago della bilancia probabilmente saranno i dati epidemiologici riferiti alla settimana 11-17 gennaio che nelle prossime ore verranno diffusi, oltre quelli già inviati dalla direzione welfare della regione Lombardia. Alla luce di questi dati richiesti dallo stesso giudice monocratico, il Tar del Lazio lunedì si esprimerà sul ricorso presentato dalla regione Lombardia contro l'ordinanza del Ministero della Salute che la colloca in zona rossa fino al 31 gennaio e più in generale contro i criteri individuati dal Governo per la classificazione del rischio. E mentre i vertici regionali prendono atto del rinvio a lunedì disposto dal Tar del Lazio e aspettano, a Palazzo Lombardia, intanto, va in scena una protesta organizzata dal comitato territoriale degli esercenti, tra cui ci sono soprattutto baristi e ristoratori, contro le chiusure imposte dalle misure di contenimento del coronavirus previste dall'ultimo Dpcm. Vogliamo riaprire in sicurezza. Siamo tutti ristoratori qui abbiamo Caronno, Garbagnate abbiamo Bollate, abbiamo Milano, abbiamo la Brianza, abbiamo la Lombardia che è stanca e stufa delle pagliacciate che sta facendo il governo. Noi vogliamo solamente aprire e lavorare. Abbiamo un'attività grandissima dove si può stare distanziati e lavorare tranquillamente. Non chiedono ristori, ma solo di poter riaprire la loro attività ormai in ginocchio è la richiesta dei manifestanti, di cui una delegazione è stata di ricevuta dall'assessore allo Sviluppo Economico della Lombardia e del Presidente Fontana. La delegazione ci chiede semplicemente una cosa: di poter lavorare. E noi alle loro istanze e daremo una risposta continuamente in contraddittorio col governo fin quando non ci ascolta. Perché c'è un protocollo sanitario attraverso cui questa attività potevano tenere aperto e noi abbiamo chiesto al governo dove è finito questo protocollo sanitario.