14 gradi, sole, un filo di vento e un verde abbagliante, mentre in città si boccheggia, ai 2.000 mt del Colle di Sestriere, ci si prepara per l'inizio della stagione estiva. Gli ultimi ritocchi nelle strutture ricettive, gli eventi che partono nel fine settimana e lo sport all'aperto in un comprensorio Covid free da settimane, ma la ferita dello scorso inverno con le aperture annunciate tante volte e mai compiute, è viva e fa ancora male. Per questo da Sestriere arriva un monito deciso. "Le varianti e vedendo i numeri dell'Inghilterra, che tra l'altro è uno dei nostri maggiori clienti invernali, siamo abbastanza preoccupati e credo che sia giusto, anche porre immediatamente attenzione a tutte quelle cose che saranno fondamentali nell'autunno, per ripartire". È proprio in vista della ripartenza, il Comune di Sestriere punta su questa relazione, che ha analizzato l'esperienza dello scorso inverno. Uno studio lungo quattro mesi, dal 27 dicembre al 6 aprile, in cui qui hanno sciato su cinque piste, 1.800 atleti di interesse Nazionale, gli unici che potevano farlo e 200 allenatori. Un totale di 500 mila accessi, con zero casi Covid a fine stagione, grazie ad un meccanismo che contemplava: biglietterie online, controlli delle code con personale dedicato, forze dell'ordine, un centro tamponi permanente e un presidio medico fisso. Le conclusioni, che saranno sottoposte al Governo in questi giorni, parlano chiaro: lo sci, così regolamentato rappresenta un'attività tra le più sicure. "Il nostro augurio è che attraverso questo documento, si possa arrivare in anticipo, a prevenire un'ondata di ritorno da ottobre in avanti". "Cosa significherebbe un altro inverno di chiusura per le stazioni sciistiche?". "Sicuramente una catastrofe generale di tutte le attività che sono chiuse ricordiamocelo, dal 9 marzo 2020 nella maggior parte dei casi, vedi gli albergatori, vedi molti ristoratori, gli impianti di risalita, i maestri sci, quindi veramente una stagione del genere sarebbe la fine dell'economia montana".