La Procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per 59 indagati per il crollo del ponte Morandi il 14 agosto 2018. Con loro anche le due società coinvolte, Autostrade per l'Italia e Spea, di cui, la Procura e la Guardia di Finanza dicono di possedere elementi di prova sulle loro responsabilità penali. Una decina di nomi stralciata, in attesa di approfondimenti, si tratta di dirigenti e tecnici con ruoli marginali, rispetto all'intera vicenda giudiziaria. Non cambiano invece le posizioni per Giovanni Castellucci, ex Amministratore Delegato di Aspi, Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti, rispettivamente Direttore delle manutenzioni e Capo delle operazioni di Aspi e altre di Spea. Da due anni esautorata del nuovo management di Autostrade, che ha affidato i controlli dell'infrastrutture a società esterne. Le accuse, sono a vario titolo, di omicidio colposo plurimo, crollo doloso, omicidio stradale, falso e attentato alla sicurezza dei trasporti. Nel disastro persero la vita 43 persone. Per gli investigatori tutti sapevano che il Morandi era in cattive condizioni e che erano necessari interventi con lavori di ripristino. Ma, secondo l'accusa, quei lavori vennero rinviati nel tempo, per seguire la logica del massimo profitto con la minima spesa e dare maggiori dividendi ai soci. L'udienza davanti al Giudice per le Indagini Preliminari, potrebbe tenersi entro l'estate. L'eventuale inizio del processo atteso in autunno. L'inchiesta è durata 34 mesi, quasi tre anni di indagini serrate.