Consapevolezza, responsabilità, gratitudine. Sono credo tre parole chiave per questo tempo che stiamo vivendo e per i mesi che ci stiamo lasciando alle spalle, per guardare al futuro però in maniera diversa forse, direttore? Assolutamente sì. Io sono particolarmente contento di poter parlare con chi conosca questo tema, perché la gratitudine delle tre parole che abbiamo citato in questo momento secondo me è la più interessante, nel senso che abbiamo visto quanto la consapevolezza fa parte più o meno di quasi tutte le crisi, la gratitudine invece no, perché spesso la gratitudine viene sottovalutata. È stata sottovalutata in momenti precedenti a questo. In questo specifico momento invece la gratitudine è stata rivalutata. Il fatto che nella copertina del libro di Di Montigny ci sia una particolare attenzione sul tu della gratitudine mi sembra particolarmente interessante perché è riferito, la gratitudine è un valore riferito sempre di più e quasi esclusivamente alle persone. Secondo me questa è la vera, la grande rivoluzione, la rivoluzione necessaria come dice il sottotitolo del libro. Abbiamo capito di avere le potenzialità per fare questa rivoluzione. Io credo che prima di questa emergenza nessuno di noi aveva dentro di sé la consapevolezza, appunto, di poter essere grato a persone che non conosce. Noi abbiamo sempre l'idea di essere grati a qualcuno che conosciamo, che è stato motore di qualcosa di importante per noi. Invece abbiamo scoperto quanto si può essere grati a persone che sono distantissime da noi, che fanno lavori molto diversi dal nostro, ma che invece meritano la nostra gratitudine.