Omissione di atti d'ufficio e omissione di denuncia. Ci sono due poliziotti e un medico della Salute Mentale indagati per l'omicidio di Alice Scagni, uccisa con 20 coltellate dal fratello la notte del Primo Maggio proprio sotto casa a Genova Quinto. La Procura aveva aperto un fascicolo dopo che i genitori di Alice e Alberto avevano accusato la polizia e il Centro di Salute Mentale di non aver preso sul serio gli allarmi lanciati dai familiari nei giorni precedenti l'omicidio. "È un primo passo, è solo un primo passo. Quello che però ritengo sia doveroso è iscrivere anche il 586 cioè l'omicidio come come conseguenza di altro reato. In modo tale da poter consentire ai genitori di Alice Scagli di poter essere persone offese, di poter avere informazioni dalla Procura su quel procedimento". "Non facciamola tragica" era stata una delle risposte date dal centralino della Questura ai genitori che il giorno stesso avevano chiamato la polizia per chiedere aiuto, dopo alcune minacce ricevute dal figlio se non gli avessero dato i soldi richiesti. Una tragedia che poteva essere evitata. I tre indagati rappresentano un avanzamento della verità, racconta la mamma di Alice e Alberto. "Ci auguriamo che la giustizia continui a lavorare alla ricerca della verità ma ci fidiamo esclusivamente del nostro avvocato, dell'avvocato Anselmo che ci auguriamo possa presto verificare l'andamento delle indagini e la documentazione agli atti". Nell'esposto depositato dal legale della famiglia Scagni sotto accusa era finito il medico della Salute Mentale al quale il 28 aprile i genitori avevano chiesto un ricovero per Alberto ma il medico aveva spiegato che prima di disporre un accertamento sanitario obbligatorio voleva parlarne con il tuo primario.























