Un lavoro lungo, meticoloso e tutt'altro che scontato che però dopo oltre otto ore di lavoro avrebbe già dato i primi parziali risultati. Non c'è sangue sull'impronta 10 rinvenuta nella parte interna della porta d'ingresso della villetta di via Pascoli, considerata dalla Procura di Pavia tra le più rilevanti, e nemmeno su una ventina di altre impronte già analizzate. A stabilirlo l'opti test, il più affidabile. nel rilevare il sangue, risultato finora sempre negativo. Nei prossimi giorni nei laboratori della polizia scientifica della Questura di Milano si proseguirà con la valutazione dello stato di conservazione dei reperti su cui i periti del tribunale e i consulenti di tutte le parti, dovranno eseguire gli accertamenti genetici irripetibili disposti dal GIP nell'ambito dell'incidente probatorio sull'omicidio di Chiara Poggi. Dall'apertura della prima scatola è emerso che le impronte repertate sono state conservate su adesivi di acetato e non su fascette paradesive in gel, come sembrava, tecniche però ritenute entrambe valide. Ancora da valutare i rifiuti di quel 13 agosto 2007, tra cui un vasetto di yogurt, un cucchiaino, una confezione di cereali, poi si passerà alla più attesa forse dirimente valutazione degli esiti delle tracce biologiche trovate sui margini delle unghie di Chiara che nel processo di appello bis a carico di Alberto Stasi, condannato a 16 anni, erano state considerate non attendibili e che ora invece per i consulenti della Procura di Pavia che ha riaperto l'indagine, sono sovrapponibili al DNA di Andrea Sempio, indagato per omicidio in concorso. Secondo gli stessi periti della Procura, però, non possono essere escluse possibili contaminazioni. Sfumata infine l'ipotesi, seppur remota di trovare tra i reperti ancora conservati il pezzo di intonaco su cui era stata rilevata l'impronta numero 33, ora dall'accusa attribuita a Sempio e di cui oggi resta solo una fotografia. .