I soldi prelevati in contanti da Giuseppe Sempio nel 2017 non sarebbero andati agli avvocati ma a persone diverse. È questa l'ipotesi a cui lavora la Guardia di Finanza di Brescia che indaga sulla presunta corruzione in atti giudiziari di cui sono accusati l'ex procuratore di Pavia Mario Venditti e ora anche il padre di Andrea Sempio. Presunta corruzione ipotizzata dopo il ritrovamento in casa Sempio di un appunto con su scritto "Venditti GIP archivia per 20-30 euro" e che secondo i Pubblici Ministeri sarebbe servita ad assicurare l'archiviazione di Andrea Sempio nella prima inchiesta che lo vedeva indagato per l'omicidio di Chiara Poggi. In un'informativa depositata alla Procura di Brescia, gli investigatori scrivono che le modalità prospettate sembrano più vicine all'ipotesi di dover pagare in maniera occulta persone diverse dai difensori di fiducia. Per una serie di anomalie, tra cui ci sarebbe quell'intercettazione in cui Giuseppe Sempio, nel febbraio 2017, parlando con la moglie disse: "dobbiamo trovare il modo di pagare quei signori lì" Sempio padre però ha sempre ribadito che ogni prelievo fatto era sicuramente per gli avvocati, aggiungendo di non sapere se poi quei soldi sono stati dati da loro ad altri. Sul punto probabilmente si farà chiarezza nelle prossime settimane, quando a Brescia verranno sentiti come testimoni i 3 avvocati, tra cui Massimo Lovati, che nel 2017 difesero Sempio. Lunedì intanto, mentre al mattino a Brescia si discuterà il secondo ricorso del legale di Venditti al Tribunale del riesame contro il nuovo sequestro dei dispositivi informatici prelevati all'ex magistrato, nel pomeriggio, nel torinese, il consulente nominato dalla Procura di Brescia dovrebbe procedere con la copia forense di quegli stessi telefonini sequestrati a Sempio padre e a Venditti su cui pende la decisione del riesame, circostanza per cui è in corso un vero e proprio braccio di ferro tra i Pubblici Ministeri bresciani e la difesa dell'ex magistrato. .























