L'impronta di una mano di Andrea Sempio rinvenuta sul muro accanto al corpo di Chiara Poggi. Sarebbe questo l'elemento decisivo, secondo gli investigatori, a carico dell'indagato e contenuto in una perizia disposta dai magistrati di Pavia nell'ambito della nuova indagine sul delitto di Chiara Poggi. Quell'impronta palmare, rinvenuta sulla parete destra delle scale che portano in cantina, dove era stato trovato il corpo della vittima, era già stata rilevata in una consulenza del RIS risalente al 2007, repertata come impronta 33 e tra le tante rinvenute sulla scena del crimine, e anche su quella stessa parete, era stata valutata allora di nessuna utilità. Ora le analisi dattiloscopiche della Procura di Pavia la attribuiscono a Sempio. Della possibilità che si trovassero sue impronte in casa Poggi avevamo chiesto al diretto interessato lo scorso 28 marzo e questa era stata la sua risposta: "Io frequentavo la casa. Quindi tracce mie in giro, immagino che ci siano, molto probabile. Poi la casa è diventata la scena del crimine. Molto probabilmente ci saranno mie tracce. Me lo aspetterei. Ero lì fino a pochi giorni prima. L'unica stanza che non ho mai frequentato era la camera da letto dei genitori". Ma non c'è solo questa impronta tra gli elementi che non convincono gli inquirenti. Ci sono anche quelle tre brevi telefonate fatte da Sempio a casa Poggi il 7 e l'8 agosto 2007, quando Marco, il fratello di Chiara e suo amico, era già in Trentino con i genitori da qualche giorno. E poi quello scontrino del parcheggio di Vigevano, il giorno del delitto, presentato un anno dopo come alibi. Su tutto poi le tracce biologiche rinvenute su tre margini delle unghie di Chiara, in passato ritenute inattendibili e ora, secondo i magistrati, invece, compatibili con il DNA di Sempio. Di tutto questo avrebbero voluto chiedere conto allo stesso Sempio gli inquirenti che lo avevano convocato in una procura assediata dai curiosi, contemporaneamente ad Alberto Stasi per un interrogatorio al quale però l'indagato non si è presentato. "Non si è presentato in quanto, sia io che l'avvocato Lovati, abbiamo eccepito congiuntamente una nullità riguardante l'atto specifico che è l'invito a presentarsi, notificatoci". Ha risposto invece per circa due ore alle domande dei magistrati Alberto Stasi, oggi in semilibertà, dopo aver scontato già 10 anni di carcere per l'omicidio dell'allora fidanzata, e convocato come testimone assistito. "E siamo molto contenti di essere venuti. Alberto sta bene, come sempre, rispettoso della condanna e sereno nei confronti di questa nuova indagine, fiducioso". .