Nei 60 secondi di immagini catturate dalle telecamere di sorveglianza la sera del 1 agosto, del delitto di Pescara la dinamica è chiarissima. Il killer arriva in moto, lascia il mezzo a poca distanza dal bar lungo via Ravasco. Il volto è coperto da un casco integrale nero con una banda bianca. Giacca a maniche lunghe, nera anche questa, zaino sul petto. Sotto la pistola che punterà prima attraverso le piante di geranio, poi a distanza ravvicinata per uccidere Walter Albi e ferire Luca Cavallito che ora lotta tra la vita e la morte. È il movente ancora tutto da capire, le ipotesi al vaglio degli inquirenti sono diverse. Le forze dell'ordine hanno inizio perquisire le case delle vittime in cerca di elementi. Stando alle prime testimonianze raccolte, dietro l'agguato potrebbero esserci questioni economiche. Qualcuno racconta di un appuntamento con qualche persona che le due vittime avrebbero atteso al bar. A indurre gli inquirenti a ritenere plausibile la pista della trappola sarebbe il fatto che i due fossero seduti l'uno accanto all'altro e che avessero ordinato 12 pizzette, come se fossero in attesa di qualcuno. Ma il 1 agosto era anche il compleanno dell'architetto, forse quella serata nel locale sarebbe stata l'occasione per festeggiare i 66 anni di Albi. Un enigma per gli inquirenti, chi stavano aspettando le vittime? E ancora, perchè il killer dopo aver colpito le sue vittime ha afferrato i loro cellulari portando via anche le chiavi della macchina che erano sul tavolo? La Procura pescarese ipotizza un regolamento di conti, un esecuzione in piena regola, ma il movente ancora non c'è come non c'è traccia del killler per ora. Intanto le condizioni del 49enne ferito sono lievemente migliorate, più stabili, secondo il bollettino della ASL anche se la prognosi resta comunque riservata. Il paziente, in sedazione farmacologica, è in attesa di un nuovo intervento chirurgico per l'estrazione del proiettile conficcato nella testa dell'omero.























