Il coltello, la cenere, le macchie di sangue, gli investigatore dei Carabinieri sono tornati nell'appartamento di Senago, dove vivevano Giulia Tramontano e Alessandro Impagnatiello, l'arma del delitto è stata indicata e repertata dal barman, si tratta del coltello con una lama di 6 centimetri che l'uomo ha detto di aver lavato e riposto, dopo l'omicidio, in un ceppo portacoltelli sopra il forno della cucina. Le analisi serviranno per individuare, in base anche alla compatibilità della lama le ferite inferte, quale sia il coltello che è stato utilizzato per uccidere la 29enne. Di certo in quel ceppo c'è l'arma usata per uccidere Giulia Tramontano, la ragazza incinta di sette mesi, colpita con due coltellate la sera del 31 maggio tra le 20:30 e le 21, come ha messo Impagnatiello, poi l'uomo ha tentato per due volte di bruciare il corpo della ragazza, prima nella vasca da bagno poi nel garage. È stato a lui stesso indicare agli inquirenti anche dove ha gettato la patente e il bancomat della ragazza, sono stati ritrovati in un tombino nei pressi della fermata della metro Comasina, manca però il telefono cellulare di Giulia, Impagnatiello ha raccontato ai magistrati di averlo gettato nello stesso tombino, ma gli investigatori non l'hanno, per il momento, trovato. Si cerca anche la cenere sulle scale, notata dai vicini di casa e le macchie di sangue, sia nell'appartamento, sia nel garage, che nella cantina, bisogna stabilire con precisione il percorso e i tempi in cui corpo è stato spostato. Alcuni orari, infatti, non tornano. Venerdì sarà eseguita l'autopsia sul corpo di Giulia, infine il capitolo complici, il barman sostiene che ha agito da solo, cosa possibile, ma forse qualcuno lo ha aiutato a ripulire l'appartamento dal sangue o a spostare da un luogo all'altro il cadavere. Anche su questo gli investigatori stanno cercando di far luce.