Da fine maggio ad oggi lo scontro tra toghe ha seguito una costante escalation. Da quando, insomma, la Procura di Perugia ha indagato per corruzione il PM di Roma Luca Palamara, quello mostrato non solo dal CSM, ma anche dalle varie correnti che lo compongono e agitano, è stato uno spettacolo decisamente poco esaltante che inquieta molto sullo stato della giustizia italiana. Ed ora il monito che arriva da Magistratura Indipendente, che chiede di fermare il gioco al massacro, appare tardivo, visto che proprio da questa corrente provengono tre dei quattro membri del Consiglio Superiore della Magistratura che si sono autosospesi perché coinvolti nell'inchiesta “Palamara”, mentre i vertici spingevano per le loro dimissioni. Magistratura Indipendente li aveva difesi. Pasquale Grasso, toga della corrente, si è dimesso da Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, dopo però che le altre correnti che sostengono la sua giunta avevano presentato una mozione di sfiducia. Il Comitato direttivo centrale dell’ANM è stato dunque convocato per domenica 16 giugno, proprio perché, prendendo atto della crisi che si è aperta, dovrà provvedere al rinnovo della giunta esecutiva centrale. Uno scontro pesante quello ancora in corso tra le toghe, nato dunque dall'indagine sulla presunta corruzione di un magistrato per pilotare le nomine a capo di alcune procure strategiche. Tra queste proprio quella di Roma, dove l'addio a Giuseppe Pignatone sarà, suo malgrado, ricordato anche per le trame tra magistratura e politica. Politica che intanto stenta a dare una risposta concreta, visto che l'appello a dimettersi dalla Commissione giustizia fatto da Nicola Zingaretti al deputato del Pd Cosimo Maria Ferri, coinvolto con Luca Lotti nel presunto mercato delle toghe di Palamara, è rimasto inascoltato.