Fino a pochi giorni fa aveva confermato l'intenzione di continuare candidandosi per un nuovo mandato. In una situazione del genere, aveva detto martedì scorso riferendosi al dilagare della pandemia, sento di dover essere ancora utile al Paese, ma il Paese gli ha fatto capire che non è il caso. Il suo indice di popolarità è sceso in questi giorni sotto il 30%, meno della metà di quello registrato l'anno scorso di questi tempi, quando a seguito delle improvvise dimissioni dell'allora Premier Shinzo Abe, venne eletto alla guida del partito e conseguentemente del Paese. Così dopo una lunga riunione con i dirigenti del partito preoccupati per la ricaduta negativa sulle prossime elezioni in programma entro novembre, Yoshihide Suga ha deciso, non si ricandiderà. Come verrà gestita la crisi nei prossimi giorni, non è ancora chiaro, ma è evidente che con l'uscita di scena di Suga, finisce anche l'era di Shinzo Abe, la cui amministrazione è stata la più lunga del dopoguerra, quasi nove anni e della corrente di maggioranza all'interno del partito liberaldemocratico, quasi ininterrottamente al governo del Paese. Per ora sono due i contendenti per la successione, l'ex Ministro degli Esteri Fumio Kishida, che ha promesso un pacchetto economico senza precedenti per risollevare l'economia del Paese e l'attuale Ministro per le Riforme Strutturali e responsabile della campagna di vaccinazione Taro Kono, noto per avere più volte auspicato l'uscita definitiva del Giappone dal nucleare e che al momento sembra essere favorito. Ma altri candidati potrebbero spuntare nelle prossime ore.