Mi ha colpito moltissimo il fatto che un dipinto di un artista così importante come il Bronzino, abbia attraversato la storia europea dall'800. Viene venduto a Londra nell'800, rivenduto nel '900, poi passa in Germania, viene cambiata attribuzione, finisce nel museo del fuhrer, poi alla fine nelle Miniere di Sale, viene restituito. Insomma attraversa la storia dell'Europa, anche nei momenti più tragici, senza lasciare un'immagine in nessuna fototeca, cambiando attribuzione. Quindi un recupero curiosissimo di un'opera bellissima della gioventù del Bronzino, che appare dalle nebbie della storia. Nella primavera dell'anno scorso, Sotheby's mi chiama, come a volte succede, chiamano esperti di alcuni pittori, perché avevano questo dipinto in affidamento per un'asta in beneficenza, attribuita a Jacopino del Conte, che è un pittore che lavora fra Firenze e Roma, negli anni di Bronzino, chiedendomi cosa ne pensavo. E io una volta vista l'immagine, ho detto ma questa è un'opera di Bronzino giovane, tipicissima oggi, non lo era un po' di anni fa. Quindi ho chiesto di vederla dal vero e insomma il dipinto corrisponde esattamente allo stile del Bronzino nella metà degli anni '20, inequivocabilmente, però è curioso, questo è testimonianza che la sfortuna critica del Bronzino, le cui opere, specialmente quelle giovanili, fino a 30 anni fa erano attribuiti al Pontormo o ad altri artisti. Il dipinto ha un qualcosa che rimanda a, come dire, una modalità del Bronzino di esprimersi, cioè raffigura un giovane che si è appena fermato lo scrivere delle rime latine su un foglio e indica di leggere quel foglio, accanto c'è un calamaio in bilico come una trottola. Quelle rime parlano dell'immagine. Non è lui che parla, ma è l'immagine, quindi l'opera, il dipinto, che dichiara di essere indecisa se esprimersi con la scrittura o in un'altra forma, cioè con la pittura. E questo è un gioco su due registri che Bronzino applica sempre per tutta la vita, dichiarandosi pittore e poeta.