Quando li rintracciano di nuovo sono a 150 chilometri da Milano. Beinasco, provincia di Torino. Dormivano per terra in un campo agricolo dove un tempo c'era un campo nomadi abusivo. Sono i due fratellini: 12 anni uno, 13 l'altro. Quest'ultimo era alla guida dell'auto che lunedì ha falciato e ucciso a Milano la pensionata Cecilia De Astis. La cuginetta di 11 anni è già ripartita all'alba in un'auto guidata da quella che lei chiama "nonna", una sorta di matriarca della piccola comunità Rom che i piccoli li ha portati via tutti quanti dal campo di via Selvanesco. La Stradale ferma l'auto sulla A6 Torino-Savona all'altezza di Fossano. Andavano in Liguria, forse in Francia. Ora invece andranno tutti in un luogo protetto, su disposizione della Polizia locale di Milano. Provvedimento resosi necessario per tenere fermi i quattro ragazzini, minori di 14 anni e dunque non imputabili, senza sottoporli a fermo giudiziario. Bisogna attendere i tempi tecnici, regolamentati dall'articolo 403 del Codice Civile, e rispettare la necessaria cautela del Giudice dei Minori, che si prenderà il tempo necessario per convalidare l'allontanamento dai genitori e la collocazione in una comunità per minorenni. "Il nemico non sono i bimbi", dice Don Davide Bertocchi durante l'omelia al funerale di Cecilia De Astis nella chiesa di San Barnaba al Gratosoglio, "tanto meno bambini ai quali è stata negata l'infanzia". "Io posso capire che sono bambini", dice Gaetano, uno dei figli di Cecilia, "però dietro ai bambini c'è sempre ..." I genitori, una famiglia, una comunità civile. Non lo dice questo, ma sembra lo voglia dire. .























