"La disciplina del lavoro esterno è disegnata dall'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario, la legge del 75 di cui oggi quest'anno si celebrano i 50 anni. Che cosa ci dice? Che espiata una porzione di pena che dovrebbe essere un terzo di pena su proposta della direzione del carcere e quindi dell'équipe del trattamento viene proposto per svolgere. una parte della giornata all'esterno lavorando presso un'impresa privata o presso un ente pubblico. Cosa accade? La Direzione, motivandolo invia questa proposta al Magistrato di Sorveglianza che fatte le dovute valutazioni, la deve approvare e solo dopo che il Magistrato di Sorveglianza l'ha approvata questa misura diventa esecutiva, che significa che il detenuto ha delle regole da rispettare che gli vengono designate in un programma di trattamento del lavoro e esce per alcune ore della giornata per svolgere questo lavoro. Quello che si va a compiere è un giudizio prognostico è un giudizio prognostico che io ho citato recentemente appunto Dostoevskii, cioè l'animo umano è insondabile e De Maria aveva avuto, tornando a De Maria, un percorso carcerario perfetto. Posso solo rappresentare tutto il mio dolore e il mio rammarico per quello che è accaduto, ma questo non deve portarci a rivedere come un impianto che è quello conforme alla Costituzione e che ha dato in moltissimi casi invece esiti positivi. Le questioni complicate non possono essere risolte in maniera emozionale o dispinte, come dire che vengono dall'interno e non passano anche per la testa. un numero semplice a Bollate ci sono attualmente 200 detenuti che escono per lavorare all'esterno. 200 detenuti c'è una percentuale di recidiva, cioè di commissione di nuov reati proprio per coloro che sono stati ammessi ad un percorso e sono usciti a lavorare, hanno cominciato a risocializzarsi e quindi una volta finita la pena avevano anche un lavoro bassissima, circa dell'1,7%". .