Ci sono tante incongruenze nel racconto di Pablo Heriberto Gonzalez Rivas, e al momento gli unici punti fermi della confessione sono quelli confermati dalle immagini delle telecamere e dalle celle telefoniche, tra il pomeriggio del 24 gennaio scorso, quando Nataly rientra a casa, alla notte del 25, quando Pablo recupera un borsone in cantina. Fino a quando esce con la sua auto nel tardo pomeriggio. L'uomo ha detto di aver ucciso la compagna Jhoanna Nataly Quintanilla, con cui conviveva in questo monolocale nel quartiere Bicocca, al Nord di Milano, da 6 anni, durante un gioco erotico finito male. Ha detto di avere messo il cadavere della donna in un borsone, di averlo trascinato nel garage, di averlo messo nell'auto e di averlo lasciato lungo la Statale Padana Superiore tra Inzago e Treviglio, in un fosso senza acqua, prima di una rotonda. Indicazioni confuse e non precise, tanto che in questa area le ricerche dei carabinieri vanno avanti da venerdì senza alcun riscontro. Si teme invece che il corpo possa essere altrove, e che L'uomo abbia inventato la dinamica per alleggerire la sua posizione. Tanto che il giudice per le indagini preliminari di Milano ha convalidato il fermo in carcere, non per il timore di reiterazione di reato, ma per evitare che Gonzalez possa inquinare le prove, in attesa dei rilievi dei RIS nella casa, nel garage e nell'auto. .