Arresti domiciliari per Shmuel Peleg, il nonno materno del piccolo Eitan. Per la precisione, fermo giudiziario con custodia cautelativa ai domiciliari. Una notizia che segue di poche ore, la richiesta ufficiale che arriva dall'Italia: Eitan deve tornare. La presenta, attraverso i suoi legali, Aya Biran, zia paterna del bimbo di sei anni, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. L'istanza viene depositata in mattinata al Tribunale per le Questioni Familiari di Tel Aviv, invocando la convenzione dell'Aja sulle sottrazione internazionale di minori, cui anche Israele aderisce dal 1991. Un punto fermo, in una vicenda che rappresenta il secondo grosso trauma, in pochi mesi, per un bambino, che è stato portato in Israele, con un vero e proprio blitz, dopo aver perso, in un colpo solo, i genitori, un fratellino e i due bisnonni. Lo zio chiede di sapere come sta e dove sia. "Non rivelano il posto dove si trova Eitan. Ma perché lo tengono nascosto? Quello che che sappiamo, sì l'hanno portato all'ospedale, è stato dimesso dopo qualche ora..." "Ma ora non c'è più?" "Niente di grave. Loro cercano, il loro scopo è di cercare di farsi vedere, come una negligenza". Presto per dire quanto ci vorrà per una decisione del Tribunale, ma sulla carta, la Convenzione impone di arrivare a una sentenza entro sei settimane. Serve una soluzione politica rapida, insiste lo zio di Eitan. Un secondo nome viene iscritto intanto nel registro degli indagati dell'inchiesta per sequestro aggravato di persona della Procura di Pavia, si tratta della nonna del bimbo, Ester Cohen, ex moglie di Shmuel Peleg, il nonno materno che ha materialmente attuato il blitz. E le indagini si concentrano su eventuali altri complici. "Gli inquirenti vogliono vederci chiaro su un colpo di meno che sembra poco credibile possa essere stato messo in atto, solo da un nonno disperato, con la semplice complicità della ex moglie".