"E giravo scalzo, in mezzo alle mie serre, giravo su e giù e dicevo: ma, come faccio? Diciamo che l'azienda Baldi ad oggi fattura sui 13 milioni di euro. Fatturava, almeno". "E adesso?". "Adesso, non ho più niente". Negli anni 60 andavano a potare le piante delle grandi ville di Sanremo, con il treno. Fiori e rami trasportati in valigie e ripiantati. È nata così una delle due aziende più importanti di Solarolo, che coltiva piante ornamentali per la grande distribuzione. Gerani, ciclamini, basilico, oltre 350 mila piante spazzate via dal fango. Due fratelli gestiscono quasi 100 dipendenti, tra serre spettrali e germogli, che evocano la rinascita. "Si ricomincia dai ciclamini". "Sì, questa è una delle prime coltivazioni che abbiamo ricominciato a fare dopo l'alluvione. Abbiamo, innanzitutto, avuto il grande conforto e l'aiuto di centinaia di volontari che si sono messi a disposizione fin dal primo giorno". "Abbiamo incominciato a rifar funzionare lentamente l'azienda, ovviamente non più con le nostre piante, perché le nostre piante non esistono più, commercializzando un po' di roba e lavorando, un po' di roba date da colleghi che me le hanno quasi prestate". "Contiamo a Natale di immaginare, di ricordare questo episodio come un brutto episodio, un incubo se vogliamo, ma solo un qualcosa di passato". A Solarolo, il 50% delle attività ha ripreso, la piazza era stata allestita per la festa del paese, avrebbe dovuto esibirsi Laura Pausini, è nata qui. Poi è diventata una mensa, perché l'alluvione ha colpito la gran parte delle strutture, supermercato compreso che ha riaperto ma senza i frigoriferi. L'ambulatorio medico è in un container, in furgone si effettua l'antitetanica. Ma il fango non c'è più e ora, basta questo. "Devo fare vedere questa analisi, ma io sono contento. Non posso lamentarmi".