Dubbi, critiche e un fronte che preme per un ripensamento che cresce di ora in ora. Con l'avvicinarsi del 7 gennaio torna rovente la questione della riapertura della scuola, quella che, almeno in teoria, vorrebbe un ritorno in presenza al 50% degli studenti dei licei e una riduzione della durata delle lezioni e poi ancora ingressi scaglionati e potenziamento del trasporto pubblico. Eppure, alla luce dei numeri dei contagi a livello nazionale degli ultimi giorni sono in tanti a esprimere perplessità, lo fa la politica con i governatori di Veneto e Campania, anzitutto, tanto da indurre il Presidente della conferenza delle regioni, Stefano Bonaccini, a chiedere al Governo di essere riconvocati per tornare a valutare la situazione e prendere una decisione in maniera laica dice, lo fanno i presidi che attraverso l'associazione che li riunisce di fronte alle polemiche, chiedono che il ritorno sui banchi di scuola si basi sull'evidenze scientifiche del Cts e che quindi si torni alle lezioni in presenza solo se non ci sono rischi per l'incolumità di insegnanti e studenti. Rischi che sottolineano i principali sindacati della scuola, che chiedono di proseguire con la didattica a distanza per qualche altra settimana, puntualizzando come a settembre alla prima campanella in Italia i casi quotidiani di civid si aggirano intorno al migliaio a livello nazionale, mentre ora sono oltre 10 volte di più, ragione per cui, dicono, c'è un concreto rischio di alimentare una terza ondata peggiore delle altre perché molti ospedali sono ancora in sofferenza. Intanto, mentre la riapertura della scuola pare sempre meno scontata, dal 4 gennaio e fino al 25 prendono il via le iscrizioni on line per il prossimo anno scolastico.