Era l'Angelo custode capo, per 13 anni Comandante di quella Gendarmeria Vaticana, chiamata a proteggere il Pontefice, lo Stato più piccolo del mondo. Angeli custodi li ha chiamati più volte Papa Francesco. Adesso Domenico Giani lascia bruscamente il suo incarico, dopo rumors che si rincorrevano da una settimana nelle sacre stanze. Dimissioni chieste e concordate con Bergoglio. Ci si era abituati a vedere il Comandante, sempre a fianco del Pontefice, correre accanto al Papamobile, sia che Bergoglio girasse tra i fedeli in piazza San Pietro o fosse all'estero. Grande esperienza di Intelligence, si era laureato con lode, era diventato Ufficiale della finanza e poi era entrato nel SISDE, Servizi Segreti Italiani, fino a quando l'allora capo dei Servizi di Sicurezza Vaticani Camillo Cibin, lavorò con lui durante una visita di Papa Wojtyla ad Arezzo e lo volle con sé in Vaticano, colpito dalle sue capacità unite a una profonda fede. Ma adesso Giani è inciampato in una delle tante vicende intricate che si consumano sotto il Cupolone. Indaga su presunte irregolarità in Segreteria di Stato, la Gendarmeria sequestra carte e computer, 5 persone vengono messe sotto inchiesta per accertarne eventuali responsabilità. Un foglio con le loro foto viene distribuito a Gendarmi e Guardie svizzere agli ingressi del Vaticano per impedirne l'accesso. Ma il foglio viene da qualcuno divulgato e pubblicato sui media, sembra un wanted del Far West. Papa Francesco parla di peccato mortale contro l'immagine di persone su cui si sta solo indagando. Si cerca il responsabile della fuga di notizie, ma inutilmente. Giani rassegna le dimissioni e ai media vaticani dice: “È un momento molto difficile per me, chi ha voluto quella fuga di notizie, ha calpestata la dignità delle persone indagate. Mi dimetto per non ledere l'immagine e l'attività del Santo Padre e sono grato che il Papa abbia riconosciuto l'onore, la lealtà e la fedeltà con cui ha servito”.