Dopo la sentenza della Corte di Strasburgo, che ha imposto all'Italia di modificare la legge sull'ergastolo, perché quello ostativo è un trattamento inumano e degradante, la parola passa alla Corte Costituzionale. I giudici della Consulta affrontano il tema in un'udienza pubblica, poi in Camera di Consiglio stabiliranno se quel regime di carcere a vita, a cui sono sottoposti i mafiosi e i terroristi e che non consente la concessione di benefici penitenziari, salvo che collaborino con la giustizia, sia conforme o no alla Costituzione. Il caso trattato dalla Corte europea di Strasburgo era nato da un ricorso di un boss della ‘ndrangheta, Marcello Viola, per presunta violazione dei propri diritti per il tipo di pena che sta scontando, ovvero l'ergastolo ostativo. I suoi reati, associazione mafiosa, oltre all'occultamento di cadavere, sequestro di persona e altro, rientrano tra quelli per i quali, in assenza di collaborazione con la giustizia, l'ordinamento penitenziario non gli concede i benefici di pena. È il 13 giugno del 2019 quando la Corte europea gli dà ragione: l'istituto dell'ergastolo ostativo è un trattamento inumano e degradante, l'Italia deve modificarlo, tesi confermata lo scorso ottobre. Analoga la questione sollevata dal Tribunale di Perugia rispetto ad un caso simile; un condannato per 416 bis, che si era visto negare un permesso premio. Per i giudici umbri elevare la collaborazione con la giustizia a prova di legge del venir meno della pericolosità sociale del condannato, impedirebbe alla magistratura di valutare la sua evoluzione personale, vanificando così la finalità rieducativa della pena.