"Professoressa Del Mastro, ci può spiegare in termini semplici l'importanza dei risultati dello studio MonarchE?" "I risultati sono molto importanti perché confermano l'efficacia di questa classe di farmaci, che sono gli inibitori di cicline, nel trattamento delle pazienti operate per tumore della mammella, il cui tumore esprimeva i recettori per gli estrogeni, e che sono ad alto rischio di ricaduta. Questo era un sottogruppo di pazienti per le quali c'era una necessità terapeutica di migliorare i risultati, in quanto sappiamo che con la terapia antiormonale standard che utilizzavamo il rischio di ricaduta rimaneva piuttosto alto, circa il 30% a 7 anni. Questa percentuale fortunatamente è stata abbassata, quindi c'è stato un netto miglioramento dei risultati terapeutici grazie all'aggiunta di questa classe di farmaci al trattamento antiormonale. Era un risultato che già avevamo per quanto riguarda il rischio di sviluppare una ripresa di malattia e che è stato confermato in termini di riduzione della mortalità per tumore della mammella grazie all'utilizzo di questo farmaco, che si conferma essere lo standard terapeutico da proporre a queste pazienti ad alto rischio. Non tutte le pazienti, solo le pazienti che hanno un alto rischio di ricaduta". "Ad ESMO abbiamo visto un importante aggiornamento che riguarda lo studio MonarchE. Questo è uno studio che è stato condotto nelle pazienti con malattia a recettori ormonali positivi ed HER2 negativo ad alto rischio di recidiva, e già ormai da tempo avevamo i risultati relativi agli endpoint sopravvivenza libera da recidiva di malattia, tanto che di fatto questo farmaco, che ha sfruttato proprio il potenziamento della terapia ormonale con inibitore delle cicline, fa ormai parte della routine del trattamento delle nostre pazienti, appunto, con malattie ad alto rischio. Il dato molto importante che abbiamo visto ad ESMO è stato anche il raggiungimento del miglioramento nella sopravvivenza globale. Questo è un dato di assoluta importanza, a un periodo di osservazione superiore ai 6 anni, che è quindi un periodo di osservazione importante per quanto riguarda appunto il follow-up, quindi l'osservazione dello studio. Questo obiettivo è stato raggiunto ed è un avanzamento imponente per quanto riguarda i dati che avevamo fino ad oggi. Ricordiamo che in un contesto di malattia simile, i progressi che abbiamo visto con le terapie ormonali che abbiamo utilizzato fino ad ora come standard hanno maturato il dato di sopravvivenza a un tempo di osservazione tra i 10 e i 15 anni. Quindi vedere questo dato in questo periodo di osservazione tutto sommato abbastanza breve davvero ci convince sull'importanza di questo approccio terapeutico, perché non solo riduciamo il numero delle recidive, ma probabilmente stiamo aumentando la frazione delle pazienti guarite". .























