"Finché rimangono sedati la prognosi non si può sciogliere, ma l'estensione delle ustioni, non fanno supporre insomma un esito sfavorevole". Per i due Carabinieri ancora ricoverati nei reparti di terapia intensiva degli Ospedali di Verona, la prognosi resta riservata, così come per la 69 enne Maria Luisa Ramponi, la donna che nella notte tra lunedì e martedì avrebbe provocato l'esplosione del casolare a Castel d'Azzano, accendendo una bottiglia Molotov in un ambiente saturo di gas. Un gesto assurdo compiuto per evitare la perquisizione delle Forze dell'Ordine nell'ambito di un provvedimento di sfratto firmato nel 2024, e costato la vita a tre Carabinieri di età compresa tra i 36 e i 56 anni. Nella giornata di giovedì gli interrogatori in carcere a Montorio davanti al GIP, dei fratelli Ramponi, Dino e Franco, la sorella Maria Luisa, in coma farmacologico. Sosterrà l'interrogatorio quando le sue condizioni lo consentiranno. E sempre giovedì verranno eseguite le autopsie sui corpi delle vittime dell'esplosione, le salme verranno poi trasferite nella camera ardente allestita a Padova, in attesa dei funerali di Stato, fissati alle 16 di venerdì, nella Basilica di Santa Giustina. Strage, il reato ipotizzato dalla Procura di Verona nei confronti di tre fratelli, persone difficili da sempre isolate dal resto della comunità. "Abbiamo cercato di contattare questa famiglia perché purtroppo si conosceva lo stato dei tre fratelli. La condizione purtroppo versava in una situazione molto difficile, i servizi sociali si sono attivati, il Comune ha cercato di creare un dialogo con queste persone. Purtroppo le cose sono rimaste su una strada ferma". . .























