Queste immagini ci riportano al 15/10 del 2024, alla cerimonia organizzata da Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria per salutare la riaccensione dell'altoforno 1 del siderurgico di Taranto, attivata simbolicamente dal ministro Urso. Come è stato possibile un incidente così grave in quell'impianto dopo appena sette mesi? È quanto sta cercando di capire la Procura che intanto ha smentito azienda e ministro, dimostrando di non aver tardato nell'autorizzare i lavori di messa in sicurezza dell'altoforno, finito sotto sequestro senza facoltà d'uso. Archiviato per ora lo scontro con la magistratura, resta in piedi quello con i sindacati, che hanno respinto il nuovo quadro di cassa integrazione presentato dai commissari. 4.000 lavoratori complessivamente sospesi in tutti gli impianti del gruppo, 3.538 solo in quello di Taranto. Un incremento notevole rispetto ai numeri già comunicati che l'azienda motiva con il dimezzamento della capacità produttiva causato dal fermo di Afo 1, che potrebbe secondo molti, avere anche impatti sulla trattativa in corso con gli azeri di Baku Steel per la cessione dell'intero gruppo. Il ministro Urso, pur ammettendo alcune criticità, si dice fiducioso e annuncia l'arrivo dei 100 milioni di integrazione al prestito ponte che daranno ossigeno all'azienda. Pessimisti invece i sindacati che reputano la cessione impossibile in queste condizioni e si auspicano ora che il Governo si assuma le proprie responsabilità, nazionalizzando l'azienda ed avviando la sua decarbonizzazione. .