"Questo è un piano inaccettabile, perché parte da un presupposto, portare a chiusura l'ex Ilva." Le parole di Rocco Palombella, decano dei sindacalisti tarantini, raccontano al meglio lo strappo con il Governo. Dopo oltre tre ore di serrato dibattito, i rappresentanti delle sigle metalmeccaniche decidono di abbandonare il confronto sull'ex Ilva. A far saltare il tavolo sarebbe stato innanzitutto il massiccio aumento della cassa integrazione prospettato dal Governo, cassa integrazione che a gennaio 2026 potrebbe coinvolgere 6000 degli attuali 10000 lavoratori del gruppo, con un impatto pesantissimo su Taranto, ma non convincono nemmeno le delucidazioni fornite dal Governo sulla gara per la cessione dell'ex Ilva, della quale pare siano tornati in gioco anche gli azzeri di Baku Steel che si affiancherebbero ai fondi statunitensi e ad un misterioso quarto pretendente. "Noi ci presenteremo ai lavoratori illustrando questa situazione drammatica che si sta prospettando perché parlare di 6000 persone in cassa integrazione su 10000 dell'attività produttiva di questo impianto e quindi con i lavoratori decideremo l'iniziativa da fare." Il Governo da parte sua, in una nota esprime il rammarico per la decisione dei sindacati di abbandonare il tavolo l'esecutivo che per l'occasione era rappresentato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, dai ministri Urso e Calderone, nonché dal consigliere della premier Meloni per i rapporti con le parti sociali Caldoro ha confermato in ogni caso la propria disponibilità a proseguire l'approfondimento di tutti gli aspetti della vertenza. Sydventiquattro. .























