Alle 8.00 del mattino una carovana di TIR lascia il piazzale del siderurgico per portare la protesta dei lavoratori dell'appalto alle porte della città. Il ritorno all'amministrazione straordinaria è un incubo che queste aziende hanno già vissuto nel 2015. "Dopo nove anni non abbiamo ancora recuperato i nostri crediti che erano 150 milioni del 2015, questo significa la morte certa del tessuto imprenditoriale tarantino". A rischio ora sono i 120 milioni di crediti maturati al 31 dicembre 2023. Una video call all'ora di pranzo con i Ministri Urso e Calderone, non rasserena gli animi dei circa 4000 lavoratori dell'indotto che dopo aver bloccato per tutta la mattinata le principali vie di accesso alla città promettono ora nuove azioni di protesta. "Il Ministro Urso è stato chiaro, la responsabilità non è del Governo, la responsabilità ricade su chi oggi l'Amministratore Delegato che ha l'incombenza di sistemare questa problematica io ritengo che il Governo debba un attimino confrontarsi in maniera più tecnica e più precisa con noi". Restano alla finestra per ora gli operai del siderurgico che le loro garanzie sulla continuità industriale almeno le hanno avute. Da capire con quali e quanti soldi lo Stato in attesa di nuovi partners privati riuscirà a tenere in piedi gli stabilimenti. Si parte da un prestito ponte di 320 milioni a proposito del quale secondo la Commissione Europea dovrà essere l'Italia a valutare se si tratti o meno di aiuto di Stato.