Bufale o fake news, come le si vogliano chiamare, le false notizie esistono da sempre e da sempre alimentano le nostre fantasie perché sono sensazionali, come i gossip che riguardano i nostri paladini o fantomatiche scoperte scientifiche, o rassicuranti, come dati e statistiche che indicano improbabili crescite economiche in tempi di crisi. La tradizione orale del passaparola e il gioco del telefono senza fili ha lasciato il posto alla rete come canale di diffusione immediato e universale di false verità, le cosiddette fake news, così famose da essere ormai sulla bocca di tutti. Le fake news sui piccoli schermi dei nostri smart phone, invasive, indesiderate, ci raggiungono attraverso gli instant messenger o la posta digitale diventando famose. Corrono veloci, mica come le vecchie bugie con le gambe corte. Le fake news più famose sono responsabili di pericolose influenze sulle economie mondiali, di sbilanciamenti degli equilibri politici, della distruzione o della rivalutazione dell’immagine di personaggi famosi. I grandi del web si muovono per arginare le fake news investendo grandi risorse nel riconoscimento “automatico” delle fake news ancor prima che diventino famose. Agli utenti resta il buon senso e la voglia di verificare le fonti, per smascherarle così da setacciare e filtrare il grande flusso di informazioni che ogni giorno bussa alla porta dei nostri device. E, in fin dei conti, della nostra intelligenza di uomini liberi di scegliere se cadere nel panico all’annuncio radiofonico dello sbarco degli alieni di Orson Welles del 1938 o se semplicemente sorridere della sua goliardia. Gli strumenti di “fact-checkers” sono disponibili e utili a tutti, basta avere un po’ di naso per non rimanere a bocca aperta.