Agganciavano potenziali clienti tramite le chat di novax su Telegram, promettevano falsi Green pass, ma perfettamente funzionanti, al costo di circa 100 euro l'uno, con la formula soddisfatti o rimborsati, e accettavano solo pagamenti in criptovalute. A scoprire la truffa, al termine di un anno di indagini, che si sono valse di strumenti investigativi di ultima generazione, il Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, in un'indagine coordinata dalla Procura di Milano, che ha portato a una serie di perquisizioni e sequestri in tutta Italia e all'iscrizione nel registro degli indagati di quattro persone. "Parliamo intanto di soggetti senza scrupoli, soggetti che dispongono comunque di una tecnologia avanzata, in grado di ricevere pagamenti In criptovalute che abbiamo sequestrato. Questo chiaramente ci fa pensare che non sia soltanto questo il gradino a cui fermarsi ma che purtroppo spesso e volentieri aderendo a queste forme di escamotage si finanza la criminalità organizzata". Nel corso delle perquisizioni sono state rinvenute e sequestrate numerose fotografie di documenti d'identità e tessere sanitarie, referti di tamponi con esito negativo, false recensioni di clienti che in precedenza avevano acquistato i pass contraffatti, e le criptovalute con le quali erano stati pagati i certificati. Sotto la lente degli investigatori ora però c'è soprattutto il traffico di dati personali, quelli che volontariamente gli acquirenti di falsi Green pass, in nome di privacy e libertà, inviavano alla banda. "Si tratta di persone che hanno messo in mano a criminali documenti d'identità, piuttosto che informazioni personali. E che quindi adesso potrebbero essere stati usati anche per truffe, piuttosto che per vendere nel dark web. E quindi si può dire che da questo punto di vista l'indagine è tuttora in corso".