Un operatore insegna a contare ad un bambino di pochi anni avvolto da una coperta termica, salvato da una barca che stava per affondare. Il team medico, presta le prime cure ad un uomo che non si regge in piedi. Provati dalla traversata, i corpi segnati dalle violenze subite nelle carceri libiche, 414 profughi e migranti, sono a bordo della nave umanitaria tedesca "Sea Eye 4". In condizioni di sovraffollamento, con l'equipaggio e i naufraghi esausti, la nave si era avvicinata alla costa di Palermo. Il sindaco Leoluca Orlando, aveva offerto la disponibilità della città, ma il porto di sbarco assegnato, è quello più lontano in Sicilia, a Pozzallo, dall'altra parte dell'isola. A bordo ci sono anche 150 minori, molti bambini, un neonato, donne incinte di diverse nazionalità provenienti dall'Africa sub-sahariana e siriani. In salvo, a differenza di quelle altre centinaia, che come loro, avevano tentato la fuga, ma sono stati invece intercettati dai militari libici e riportati indietro, con metodi che, come diversi video, hanno testimoniato, non prevedono il rispetto dei basilari diritti umani ma il sistematico uso della violenza. Alla sua prima missione di soccorso in mare la "Sea Eye", è un'organizzazione umanitaria composta e sostenuta da un insieme di associazioni religiose e della società civile, unite sotto il nome di "United for Rescue".