Nuovo decreto, nuova autocertificazione. Anche per l'ultimo DPCM ogni spostamento richiede l'esibizione di un modello, scaricabile anche stavolta dal sito del Ministero degli Interni, che però consente di usare anche il modello vecchio tagliando le voci non più attuali o di riempire quello consegnato ai posti di blocco. Con la Fase 2, tuttavia, in cui si ampliano le ragioni che permettono di uscire da casa, sono tanti i punti ancora poco chiari. Sulla carta le voci previste sono uguali alle precedenti: assoluta urgenza, situazioni di necessità, motivi di salute e comprovate esigenze lavorative. Queste voci però ricomprendono una casistica variegata e innanzitutto la visita ai congiunti, novità del decreto e questione più controversa. L'ipotesi non è contemplata esplicitamente, dunque si presume che l'opzione da spuntare in questo caso sia “Situazione di necessità”, ma principalmente resta ancora da capire chi di preciso sia “congiunto” e se lo sia anche un amico, viste soprattutto le dichiarazioni contrastanti rilasciate in merito alla stampa dal Premier e da alcuni ministri. A tentare di fare chiarezza, senza forse riuscirci, è una circolare del Viminale a Prefetti, Governatori e Protezione civile, che sul punto si richiama a una sentenza della Cassazione: “congiunti” sarebbero i coniugi, i rapporti di parentela, affinità e unione civile, nonché le relazioni connotate da duratura e significativa comunanza di vita e di affetti. Ed è proprio quest'ultima definizione a lasciare molti margini di incertezza e ad aprire a probabili e numerosi contenziosi. Si vedrà nei fatti. Quanto poi allo sport e all'accesso ai parchi, di nuovo consentiti, e alle esigenze lavorative, sembra non servirà più il modello firmato. Per il lavoro, ad esempio, basterà esporre un tesserino. D'altronde si va verso la responsabilizzazione del cittadino in attesa di verificare tra 15 giorni la curva dei contagi e ricordando che siamo ancora dentro la crisi, guai a pensare che è finito tutto, per usare le parole del ministro Speranza.