L’emergenza Covid con i suoi mesi di lockdown ha piegato l'economia del nostro Paese e del turismo, un settore chiave che genera il 13% del Pil nazionale e il 15% dell'occupazione, tra i più penalizzati. Dall'inizio della quarantena fino a fine maggio si contano oltre 30 milioni di turisti in meno. Le previsioni parlano di un calo di arrivi internazionali stimato tra meno 43% e meno 72%. Le perdite sono enormi. Nel migliore dei casi si parla di circa 120 miliardi di euro in meno per il 2020. Adesso la riapertura delle frontiere europee potrebbe essere l'ossigeno di cui l'Italia ha bisogno per prendere fiato e ripartire. Ovunque albergatori, ristoratori e commercianti sperano di rivedere nuovamente i turisti arrivare nelle città d'arte, al mare, in montagna e la riapertura di 25 aeroporti su tutto il territorio nazionale va in questa direzione. In alcune aree del mondo la curva dell’epidemia è ancora a livelli preoccupanti. Ecco perché in questa fase anche l'Italia guarda al mercato europeo per incentivare il turismo, con in testa Austria, Germania e Svizzera. E non è un caso, per esempio, che nei prossimi giorni i Presidenti delle Regioni Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia organizzeranno una conferenza stampa in contemporanea sulle proprie spiagge per promuovere sui canali di lingua tedesca parte dell'alto Adriatico, pronto all'accoglienza in totale sicurezza. Ed è questo il punto, convincere i paesi esteri che l'Italia è pronta a garantire la massima sicurezza ai turisti che arriveranno. “C'erano stati paesi che inizialmente avevano chiuso all'Italia e agli italiani”, ha detto nei giorni scorsi il Ministro degli esteri Di Maio, “ma abbiamo mostrato i dati epidemiologici in piena trasparenza e alla fine hanno cambiato idea”. Quel che è certo è che tra ottimismo e pazienza le previsioni non fanno ben sperare. La ripresa sarà lenta e difficile. Il recupero degli arrivi internazionali ai livelli del 2019 è previsto a cominciare solo dal 2023.