L'ha uccisa perché non gli faceva tenere in braccio il figlio di sei mesi. È finita nel sangue l'ennesima lite di una coppia di Rimini. Lei 33 anni, originaria di Roma, lui 47. Le urla, la disperata richiesta di aiuto durante l'alterco, la supplica al compagno di risparmiarla. I vicini hanno sentito tutto e hanno chiamato la polizia ma l'intervento delle forze dell'ordine è arrivato troppo tardi. Entrati in casa gli agenti hanno trovato la donna in camera da letto morta, avvolta in un lenzuolo. Secondo quanto emerso le sarebbe stato sfondato il cranio a colpi di mattarello. Dopo aver sfogato la sua rabbia violenta l'uomo è uscito in strada sporco di sangue e a chi lo ha avvicinato avrebbe detto "ora lei non potrà più parlargli male di me". Il 47enne è in stato di arresto per omicidio volontario. Illeso il figlio della coppia. I due si erano conosciuti circa un anno e mezzo fa su un sito di incontri. Era nato il bambino ma le cose non andavano bene. La vittima aveva lasciato il compagno ma da circa una settima era poi tornata a Rimini. L'uomo era seguito dal servizio psichiatrico dell'Ausl Romagna. Sono così 51 le vittime di femminicidio nei primi sei mesi di quest'anno. L'ultima era stata pochi giorni fa: Caterina D'Andrea, 72 anni, uccisa a colpi di pistola dal marito 76enne. Una strage di donne morte principalmente per mano di coloro che dovrebbero amarle. Lo dice il rapporto settimanale del Ministero dell'Interno che tiene il conto di questi atroci delitti quasi sempre compiuti con la precisa volontà di uccidere. Un bollettino che dovrebbe scuotere le coscienze ma che, numeri alla mano, non sortisce effetti. Anche nei primi sei mesi del 2021 erano state 51 le donne uccise dai loro compagni.























