Era agitato e sudato, racconta la 23enne collega nonché fidanzata segreta di Alessandro Impagnatiello, quando la sera del delitto cerca con insistenza Giulia Tramontano al telefono, dopo che le due donne si sono incontrate. Il loro appuntamento è sul luogo di lavoro sia di Alessandro che della giovane italo-inglese presso l'Armani hotel di via Manzoni a Milano. Uno sguardo, un cenno di riconoscimento ed entrambi si sciolgono in un abbraccio, consapevole dell'inganno di Alessandro. Giulia si lascia quindi andare ad un lungo sfogo raccontando che l'uomo non avrebbe mai visto il bambino perché per lei, incinta di 7 mesi, era importante solo la salute del figlio, ma prima voleva affrontare quello che ne diverrà il reo confesso carnefice per lasciargli e dirgli ciò che pensava di lui, capace di mettere incinta anche l'altra ragazza che aveva però deciso spontaneamente di interrompere la gravidanza. La 23enne offre anche a Giulia la sua casa per trascorrere la notte ma lei rifiuta, nella certezza che nulla le poteva accadere e poi, nella serata di sabato scorso dopo più tentativi di sapere dalla stessa Giulia se tutto andasse bene, senza comprendere che le risposte ai suoi messaggi erano quelle di Alessandro che tentava già di depistare scrivendo dal cellulare della vittima quando questa era già morta, c'è una telefonata di nove minuti tra la giovane e Impagnatiello nella quale lui racconta prima che Giulia stava dormendo poi che era andata da un'amica e quindi le fa vedere in videochiamata l'appartamento vuoto e se stesso mostrando tutto il suo stato di agitazione. Ancora non è chiaro se durante la telefonata il cadavere di Giulia fosse in casa o fosse già stato portato in garage mentre la famiglia della vittima, distrutta dal dolore, ringrazia comunque tutta la cittadinanza di Senago dove Giulia abitava con Alessandro e dove la 29enne è stata uccisa per l'affetto dimostrato.