Era terrorizzata, temeva di poter trovare i suoi video intimi in rete, temeva che il suo ormai ex compagno potesse stordirla coi farmaci o addirittura avvelenarla. È l'inferno delle ultime settimane di vita di Giada Zanola la 34enne precipita dal cavalcavia sulla A4 a Vigonza nel padovano; un inferno tratteggiato dagli inquirenti convinti si sia trattato di un femminicidio per il quale è gravemente indiziato il 39enne camionista Andrea Favero. Un figlio conteso con la vittima, una relazione che si era di fatto interrotta con una separazione in casa dopo una promessa di matrimonio già fissato per settembre. Di divulgazione di filmati aventi contenuti sessualmente espliciti parla il PM di Padova Giorgio Falcone che decide di approfondire con una perizia informatica sui dispositivi elettronici di Favero il quadro che emerge dai racconti delle amiche della vittima. Lo smartphone della quale non si trova. Sarà invece presto disponibile il riscontro dei tabulati telefonici nelle ore precedenti anche successivi alla morte; ci vorranno almeno tre settimane per l'esito degli esami tossicologici richiesti dalla procura ed eseguiti nel corso dell'autopsia. Favero che in 24 ore ha già cambiato due volte avvocato rimane nel carcere padovano Due Palazzi mentre gli investigatori cercano di definire i dettagli di una vicenda sulla quale l'indagato non ha risposto davanti al GIP nonostante le incongruenze e le parziali ammissioni delle ore precedenti. La squadra mobile di Padova risentirà parenti ed amici della donna compreso il suo nuovo compagno con il quale Giada avrebbe iniziato a lavorare proprio mercoledì scorso all'indomani del tragico volo dal cavalcavia.