Un modus operandi, uno schema ripetuto e sempre uguale a se stesso che faceva credere ai consumatori di fare beneficenza acquistando i prodotti di aziende sponsorizzate a marchio Chiara Ferragni. È questa l'ipotesi investigativa su cui lavora la Procura di Milano, che dopo aver iscritto nel registro degli indagati l'influencer con l'accusa di truffa aggravata per il caso del pandoro Pink Christmas della Balocco, ha ora esteso l'indagine anche all'operazione commerciale legata alle uova di pasqua griffate Ferragni e alla bambola Trudi con le sue sembianze ipotizzando il medesimo reato. E cioè che anche nel caso delle uova pasquali prodotte da Dolci Preziosi, operazione che aveva fruttato all'influenza un cachet di 500. 000 euro nel 2021 e di altri 700.000 circa l'anno successivo, ai consumatori si era ha fatto intendere che avrebbero contribuito a donare fondi all'associazione Bambini delle Fate. Fondi che invece erano stati donati, nel valore totale di 36.000 euro, dalla sola azienda. La Procura ipotizza inoltre il reato di truffa aggravata anche per la bambola mascotte Chiara Ferragni prodotta in collaborazione con la Trudi e i cui ricavi della vendita, nel 2019, sarebbero andati a un'associazione che si occupa di combattere il bullismo. Contestazioni che potrebbero ora essere estese a tutte le attività svolte dalla Ferragni e connesse alla beneficenza, tra cui anche quella relativa alla campagna del 2020 per raccogliere fondi contro il Covid realizzata insieme Oreo. I dettagli dell'ampliamento dell'indagine emergo dall'atto con cui la Procura di Milano ha sollevato davanti alla Cassazione un conflitto tra PM sulla competenza a indagare per il caso del pandoro Pink Christmas. Competenza che, stando alla Procura milanese, spetterebbe a Milano essendo a Milano la sede delle aziende di Ferragni mentre secondo la Procura di Cuneo spetterebbe alla Procura piemontese perché in provincia di Cuneo ha sede la Balocco.