Si vedono i campi dalle finestre: è l'unico sguardo verso il mondo esterno per le 340 persone isolate nell'ex Caserma Serena. Un centro d'accoglienza nel paese di Casier, alle porte di Treviso. 131 richiedenti asilo ed un operatore del centro sono risultati positivi al Covid e i numeri dei contagi in Veneto sono schizzati. In tre presentavano dubbi disturbi e così l'intera struttura è stata sottoposta al tampone. I contagiati sono tutti asintomatici, la polizia presidierà il cancello, da cui si intravedono i momenti di vita del centro, per tutta la quarantena. "È una zona rossa", così l' ha definita il Presidente della regione Luca Zaia, da qui non si entra e non si esce. Sono 45 i focolai attivi in Veneto, ma tutti circoscritti. I focolai in Veneto sono tutti sotto controllo. Molti sono micro focolai di natura domestica, familiare. Fondamentalmente dal 18 maggio, data delle grandi aperture, noi abbiamo avuto mediamente dai 15/16 contagiati al giorno. È tutto sotto controllo, però c'è da dire che se da un lato, dal punto di vista sanitario, non abbiamo nessuna pressione sugli ospedali, dall'altro ci preoccupa perché vuol dire che ancora il virus c'è e non bisogna abbassare la guardia. Qui vivono ragazzi africani e migranti del Medio Oriente, in Italia già da diverso tempo, anni in certi casi: bambini e mamme. Nessun nuovo arrivo. C'è chi è in pena perché non può lavorare. Saranno monitorati ogni sette giorni. C'è l'intenzione di studiare il virus, di sequenziarlo, di comprendere la sua origine. Una nuova ordinanza annuncia che in Veneto sino al 15 ottobre nulla cambierà: le restrizioni resteranno immutate. Anche se il Covid è ora circoscritto dentro questa caserma, sarebbe necessario tracciare i movimenti di ognuno, per capire cosa è stato prima dell'esplosione di questa inquietante focolaio.