Nel più grande granaio d'Italia il raccolto non si preannuncia promettente ma nemmeno una produzione eccezionale basterebbe oggi a frenare l'aumento del prezzo del grano duro, quello che serve per la pasta per intenderci. Enzo Martinelli che nel suo molino arriva a macinarne anche 800 tonnellate al giorno ci spiega come il mercato stia ancora pagando la decisione del Canada di dimezzare nel 2021 la propria produzione. "Il Canada è il più grosso esportatore di grano duro al mondo e anziché produrre 5 milioni e mezzo, 6 milioni di tonnellate, come normalmente avviene, ha prodotto 2 milioni e 700mila tonnellate. Siccome noi importiamo 2 milioni all'anno di tonnellate e circa 1 milione e 300mila, 1 milione e mezzo magari le importiamo dal Canada, il prezzo che partiva circa 28 euro del giugno del 2021 è arrivato a raddoppiarsi." Poi è arrivata la guerra, che sul mercato del grano duro ha avuto effetti indiretti ma comunque pesanti. "Russia e Ucraina non sono dei nostri partner per il grano duro bensì per il grano tenero, mais e altri prodotti. Ha inciso, sia per una questione di ansia dovuta alla guerra ma soprattutto sui costi energetici, quindi parliamo di corrente, gas, stiamo parlando di prezzi quintuplicati." "Tutto questo potrà tradursi in un ulteriore aumento del prezzo della pasta?" "Sicuramente sì ma in misura minima, non ci dimentichiamo che comunque il piatto di pasta per una famiglia, oltre a dare piacere e allegria, è il piatto più economico che abbiamo cioè, voglio dire, con 1 euro una famiglia di quattro persone si sfama, non ha concorrenti, la carne, il pesce, il prosciutto, i salumi, costa tutto di più della pasta quindi ritengo che se la pasta dovesse aumentare di 20,30 centesimi non sarebbe un problema per una famiglia ma tutta la filiera ne gioverebbe.".























