Una società di Calcio finisce per la prima volta in amministrazione giudiziaria, succede a Foggia, dove la criminalità organizzata avrebbe cercato di mettere le mani sul club calcistico cittadino costringendo la dirigenza, con metodi mafiosi e l'aiuto di personaggi infiltrati nella tifoseria organizzata, a dimettersi e vendere la società ad un valore che non era quello di mercato. Il provvedimento senza precedenti nasce proprio dalla necessità di tutelare la società e la parte sana del tifo foggiano. "Parliamo di provvedimenti estremi che vengono presi solamente quando il tentativo di infiltrazione raggiunge un certo livello, cioè non si procede al sequestro della società, la società non è collusa, ma si è di fronte a un tentativo di infiltrazione che è meritevole per i sufficienti elementi che sono stati raccolti a un sostegno, a un supporto, quindi viene nominato un amministratore che conduce una serie di azioni per ripristinare i momenti di legalità che erano stati violati". L'inchiesta scaturisce in particolare da due episodi, i colpi di fucile contro l'auto del Capitano della squadra e il tritolo fatto trovare sotto la vettura del Presidente del club. Messaggi mafiosi contro una dirigenza che avendo deciso di non piegarsi alle richieste della criminalità che intendeva gestire settori come sponsorizzazioni e accrediti, doveva essere costretta a svendere. Quattro i presunti artefici di questa campagna estorsiva finiti in carcere, tutti vicini alla mafia foggiana. Una campagna che si sarebbe avvalsa però anche dell'apporto di gruppi della tifoseria organizzata, all'interno della quale si muovevano i 52 pregiudicati destinatari di Daspo fuori contesto, emessi dal Questore. .