"Avrei voluto, nonostante tutto, rimanere pure a casa. Forse una pazzia, ma non volevo lasciare casa mia. Poi, se c'era la luce, l'acqua, sarei rimasta pure così. Non credo che faranno qualcosa per noi, come non l'hanno fatto a Piazza Maio, non lo faranno neanche a noi che siamo siamo stati così sfortunati". La casa di questa donna, in Via Celario, è puntino bianco nel fango. La stanza da letto dove dormiva con suo marito non è stata travolta dalla frana. Loro, oggi, sono tra gli sfollati. Ma a 70 anni, continua a ripeterci che è tutto quello che ha. Lei ci tornerebbe perché, quello che è accaduto a chi ha perso tutto nel terremoto del 2017 è troppo vicino e doloroso. Lungo la strada, incontriamo Nunzio che di anni ne ha 80. La sua casa è inagibile da 5 anni, ogni giorno viene qui per dare da mangiare ai suoi animali. "Sono stato messo fuori dalla casa per via del terremoto e sto, provvisoriamente con mia figlia, a Ischia Porto. E dormo nel salotto sul divano". I mezzi di soccorso dei vigili del fuoco e della protezione civile, qui oggi per la frana in una Piazza Maio ancora ferma al 2017. Queste immagini raccontano come due catastrofi, il terremoto e la frana, si sovrappongono e fermano il tempo a quel cartello affittasi che oggi suona come una beffa. Lo squarcio del Monte Epomeo, le ferite del sisma. "Io ho perso 2 case: una qua in piazza, poi ce ne avevo un'altra piccolina più avanti, e adesso ci hanno sfollato pure da là sopra. Mio fratello aveva due case: qui terremotata e là sopra completamente rasa al suolo con la compagna sotto le macerie". Filomena è la cognata di Mina, la donna di origini bulgare che aspettava la cittadinanza. Lei è scappata, il marito Iacono non ha voluto lasciare la casa che è senza luce, senza acqua, senza telefono. "Questa è la nostra vita. Non riusciamo a staccarci da qua".























