In casa Stasi secondo gli inquirenti circolava droga. Hashish più precisamente, che veniva confezionato per poi essere venduto. E proprio il mondo dello spaccio sarebbe la cornice nella quale si inquadrerebbe l’omicidio di Paolo, il 19enne incensurato ucciso davanti alla sua abitazione di Francavilla Fontana, nel Brindisino, il 9 novembre scorso. A permettere agli investigatori di contestualizzare questo delitto apparentemente inspiegabile, sarebbe stata la madre della vittima, Nunzia D’Errico, che il 24 novembre, in sede di sommarie informazioni, raccontò al Pubblico ministero di essere al corrente della presenza della droga in casa sua, fornendo nomi e indicazioni nella speranza che potessero rivelarsi utili per risalire agli assassini. La circostanza emerge ora dall’ordinanza con la quale il Tribunale del riesame di Brindisi ha confermato il sequestro di una pistola scacciacani, sulla quale sono in corso le perizie balistiche, e di una somma di denaro, quasi 9mila euro in contanti, trovate in casa del 18enne indagato per l’omicidio assieme ad un altro ragazzo di Francavilla coetaneo di Paolo. Quei soldi, secondo i giudici, sarebbero il provento della vendita della droga, che il ragazzo, diventato da poco maggiorenne, e per questo indagato dalla procura per i minori, avrebbe portato più volte in casa Stasi. Individuato dunque il contesto, resta ora da accertare il movente specifico dell’omicidio. I due unici indagati sono ancora a piede libero, segno evidentemente che agli investigatori manchi ancora qualche tassello per completare il loro mosaico.