Una ricostruzione verosimile, ma poco credibile. Fatta di buchi, amnesie e mezze verità. Ammesso poi che la verità sia la strada scelta da Antonella Colossi, compagna di Giacomo Bozzoli, ergastolano in fuga dal 1 luglio. Non è ancora chiaro se gli investigatori la sentiranno ancora, quel che è certo è che la donna, prima di chiudersi nel silenzio nella villetta dei genitori a Chiari dove si trova con il figlio da quando sono rientrati, non ha di fatto aggiunto granché a quello che gli inquirenti già sapevano sulla fuga di Bozzoli. Nelle quattro ore in cui è stata sentita dai carabinieri come persona informata sui fatti. La compagna del 39enne non è indagata e non è indagabile per favoreggiamento. I dubbi sono tanti però e anche le anomalie, che farebbero pensare a una fuga ben architettata. A cominciare dal cellulare del 39enne latitante lasciato spento in un cassetto di casa, dove poi è stato trovato durante una perquisizione, poco prima di partire a bordo della maserati nera con la famiglia all'alba del 23 giugno, passando da Manerba e Desenzano, dove viene rilevata la targa. Una della poche certezze di questa storia. Il giorno successivo, il 24 giugno, anche il telefonino della compagna resterà muto. "L'ho smarrito durante la sosta a Cannes" spiegherà lei. Il viaggio di famiglia, stando al racconto della donna, sarebbe poi proseguito verso Valencia per visitare l'acquario. Il 25 o 26, il racconto è confuso, sarebbero tutti arrivati presso l'hotel prenotato a Marbella dal 20 al 30 giugno, dove viene registrato il documento di Bozzoli. Vengono a sapere della conferma dell'ergastolo da un computer dell'albergo. Da quel momento, racconta la donna, le loro strade si dividono. Lui verso una direzione che lei giura di non conoscere. Lei, che dice di aver perso la memoria a causa dello shock, e il figlio dopo un'altra notte a Marbella si sarebbero mossi tra Spagna e Francia con passaggi in autostop, treni, fino a ritrovarsi il 5 luglio alla Stazione Centrale di Milano.