Era lui la mattina del 30 giugno a fare il check out all'Hard Rock hotel di Marbella. A fugare ogni dubbio che qualcuno potesse essersi sostituito a Giacomo Bozzoli per dargli un vantaggio nella fuga usando i suoi documenti, arrivano le immagini a circuito chiuso dello stesso hotel spagnolo dove l'imprenditore, trentanovenne latitante del primo luglio, ha soggiornato con moglie e figlio nei giorni immediatamente precedenti alla sentenza definitiva che lo ha condannato all'ergastolo per l'omicidio dello zio. Bozzoli sarebbe stato riconosciuto anche dalla receptionist dell'albergo, alla quale gli investigatori hanno mostrato una sua fotografia. Una conferma, insieme con quella arrivata dalle immagini della Maserati con cui l'uomo si è allontanato dalla sua casa sul lago di Garda il 23 giugno, che consente di ricostruire a grandi linee quanto accaduto fino al 30 giugno. Cioè fino al giorno in cui Bozzoli era un uomo libero, poi più nulla. Da latitante l'imprenditore ha fatto perdere le sue tracce in Spagna e in ogni altro Paese in cui finora è stato cercato e ora la convinzione degli investigatori è che, approfittando delle ore di vantaggio avute prima che forse diramato il mandato di cattura internazionale all'Interpol, Bozzoli ne abbia approfittato per allontanarsi dall' area Schengen. Anche l'audizione della compagna, Antonella Colossi, rientrata in treno con il figlio fino alla stazione di Chiari, dove vivono i genitori, il 5 luglio non è servita a fornire dettagli utili per rintracciare l'uomo.























