L'attenzione è per il cavo sfilacciato immortalato dai dispositivi dei periti, nominati dalla Procura come dai legali degli indagati, dai gestori della funivia del Mottarone, a chi, come la società altoatesina Leitner, ne curava la manutenzione. La fune custodita sotto questi teli è l'elemento chiave, da vivisezionare per capire perché si sia spezzata. "Lei nel corso della sua esperienza ha mai visto una cosa del genere?" "No, no così no, mai". "Qual è la particolarità?" "La particolarità è che non si è mai rotta una testa fusa. Bisogna venirsene fuori per la sicurezza di tutte le funivie". Testa fusa ossia il cono di acciaio che collega il carrello al cavo traente della funivia. Vengono da tutta Italia per l'incidente probatorio nei boschi del Mottarone. Tra i frammenti di una tragedia che ha causato la morte di 14 persone, era domenica 13 di maggio. Dall'arrivo della funivia sino alla cabina i periti si sono addentrati in luoghi scoscesi, discutendo animatamente tra gli alberi. Serve un'analisi dettagliata da portare in aula il 16 dicembre. Sul posto l'avvocato di Tadini, il caposervizio in turno il giorno della tragedia, unico di 14 indagati tuttora ai domiciliari. Fu lui ad inserire i forchettoni che inibirono l'azione del freno d'emergenza. "Io non credo che con questo livello di professionisti si arrivi a uno scontro tecnico. Io credo che una volta che avranno avuto in mano il cavo, la fune e tutto riusciranno, fondamentalmente, a concordare sul perché e sul per come si è rotta la fune. Capite che è importante, se c'è stato attualmente un problema tecnico legato o alla manutenzione o addirittura alla progettazione o alla fune si interverrà non solo su questa ma anche su altre funivie. Questo direi che è assolutamente importante e predominante davanti a tutto".