Sotto alla lastra frantumata di plexiglass, i finestroni della funivia, il forchettone. Il secondo ritrovato lì, dove mai sarebbe dovuto essere. Rosso perché visibile. Da rimuovere dopo ogni manutenzione, poiché, utile a separare le ganasce dei freni di emergenza, ossia, a bloccarne il funzionamento. Gli uomini del Soccorso Alpino lo hanno riposto sotto una coperta termica. È stato uno degli elementi chiave dell'indagine. "Erano presenti entrambe e che, al momento dell'impatto, ovviamente non so dirle se quando è passata sotto le carrucole, piuttosto che quando ha impattato col terreno, piuttosto che quando impattato contro gli alberi, però, in uno di questi momenti, la seconda forchetta è saltata via ed è stata individuata. Significa aver concretizzato l'ipotesi investigativa sostanzialmente. Ovviamente sa, non ci possiamo basare sulle ipotesi che c'era. Dovevamo trovarla e fortunatamente l'abbiamo trovata". Articolo 437 del Codice Penale, si aggiunge all'ipotesi di omicidio colposo, punisce la rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro aggravate, se da quel fatto, ne scaturisce un disastro. Lo ha spiegato il procuratore, Olimpia Bossi, nella notte, dopo aver disposto i fermi. Gli indagati hanno ammesso di aver condiviso l'attivazione dei dispositivi, così come riferito dagli inquirenti. Scelta finalizzata ad aggirare un'anomalia nel funzionamento della funivia. Ne resta la carcassa, nella quiete di un grande bosco, con vista lago. Sul prato, tra frammenti d'ogni genere, ci sono scarpe sportive intatte e più giù, i pantaloni di un bambino.