"Noi Genova la volevamo abbracciare, ci ha menato, adesso siamo qui per abbracciarla di nuovo perché siamo pronti, siamo pronti ad essere forti anche per Genova e per il nostro Paese." Sono passati vent'anni dai fatti del G8 e i ricordi riaffiorano in quelle strade allora blindate e manifestanti. Zona rossa, qui a Palazzo Ducale si riunivano i potenti della terra, vent'anni più tardi le assemblee della Rete "Genova 2021" voi la malattia, noi la cura. "Stiamo riprovando a costruire convergenza tra soggetti e lotte differenti, tra vertenze differenti, perché il nostro Paese è l'Europa, ma credo, possiamo dire anche tutto il mondo, come nel 2001 ha bisogno di ricostruire una coscienza sociale." La macchina della memoria trova tanti modi di raccontare, ci sono i manifestanti e i cortei, iniziati domenica con la marcia zapatista e ci sarà il presidio in piazza Alimonda dove è stato ucciso Carlo Giuliani, il pomeriggio del 20 luglio. Il presidio alla scuola Diaz mercoledì sera, il concerto di Manu Chao e poi l'istallazione al Teatro Nazionale di Genova con le fotografie e i documenti che si aprono dal palco con una app dal cellulare. "Ci ispiriamo alla casa della memoria di Santiago del Cile, questo strumento ormai fa parte della nostra quotidianità, quindi le persone entreranno qui dentro e potranno scaricare tutta la grande ricerca filologica e storica che è stata fatta e rimarrà qui, rimarrà sul telefono.".