Alberto Stasi resta in regime di semilibertà, è stato respinto infatti dalla Corte di Cassazione, il ricorso della Procura generale di Milano contro l'ordinanza dell'aprile scorso con cui il Tribunale di sorveglianza aveva concesso la semilibertà a Stasi, condannato in via definitiva nel 2015, a 16 anni di reclusione per l'omicidio di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto del 2007. La Procura generale aveva evidenziato vizi di illegittimità nell'ordinanza con cui era stato concesso il regime detentivo più favorevole, motivato dalla buona condotta di Stasi nel carcere di Bollate. Nel ricorso si faceva riferimento in particolare a un'intervista TV concessa da Stasi andata in onda il 30 marzo. La Procura generale chiedeva una nuova valutazione della sorveglianza, sottolineando che non vi era un'autorizzazione specifica a rilasciare l'intervista durante un permesso premio concesso per un ricongiungimento familiare. I legali di Stasi sostenevano che il ricorso fosse inammissibile. L'effetto della decisione della Cassazione è che Stasi può continuare a beneficiare della semilibertà. Intanto nell'intricata vicenda giudiziaria relativa all'omicidio di Chiara Poggi con la riapertura delle indagini e il coinvolgimento come indagato di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, dalle prime verifiche effettuate dai consulenti delle parti riguardo agli esiti dell'incidente probatorio in corso, si è saputo che non c'è materiale sufficiente per estrarre il DNA dai fogli di acetato contenente una cinquantina di impronte repertate nella villetta dove venne uccisa la ragazza. Tra queste tracce c'è anche la numero 10, quella sulla porta d'ingresso, Francesca Cersosimo, scategi 24. .























