Sono arrivati all'alba nel porto di Genova a bordo della ONG Geo Barents i 68 profughi soccorsi al largo delle coste libiche. Vengono dalla Palestina, dalla Siria, dall'Egitto, raccontano ancora una volta di aver subito violenze e torture perché non avevano abbastanza soldi per pagare un viaggio su pescherecci e barchini usando i propri vestiti per tappare buchi dai quali entrava l'acqua. Il rumore del mare come sola speranza di un futuro migliore, diario di un salvataggio, l'orrore dei racconti, le storie dei sopravvissuti con gli occhi puntati verso la terraferma, nel cuore le cicatrici che nemmeno una nuova vita potrà mai cancellare. "Quando arrivano in Libia convergono tutte le violenze che abbiamo sentito, essere picchiati, essere rapiti, le famiglie chiamate per chiedere più soldi per liberarli finché trovano una barca che le fa scappare da questa situazione cronica". A bordo della nave di Medici Senza Frontiere anche una donna incinta e sei bambini, stanno tutti bene, non ci sono emergenze. Tutti sono stati trasferiti alle destinazioni di accoglienza, 50 tra loro andranno in Emilia Romagna, 18 resteranno in Liguria smistati nei centri di accoglienza nelle varie province mentre l'appello rimane invariato. "Se una persona ha bisogno di cure va al posto più vicino possibile, questo non è il caso e ovviamente vedendo la giustificazione, la distribuzione nelle regioni, stiamo parlando di una sessantina, settantina di persone che potrebbero essere sbarcati nel Sud dell'Italia e portati con altri mezzi, eventualmente in altre ragioni dove saranno accolti".